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216 ATTO PRIMO

Pantalone. Mi vegno qua per un atto de compassion. Giersera ho visto el povero sior Florindo, vostro fio, a pianzer con tanto de lagreme, che el me cavava el cuor. Caro sior Ottavio, un putto de quella sorte, scazzarlo de casa, farlo penar in sta maniera! Mo perchè mai? Mo cossa mai alo fatto?

Ottavio. In casa non ci lasciava avere un’ora di bene. Sempre c’erano dei litigi, c’era il diavolo giorno e notte.

Pantalone. Mo, con chi criavelo?1

Ottavio. Con tutti; ma principalmente colla signora Beatrice mia consorte: non le ha mai voluto portar rispetto.

Pantalone. Sentì, sior Ottavio: cognosso appress’a poco l’indole de sior Florindo, e tutti dise ch’el xe un bon putto. Bisogna ch’el mal no vegna da elo.

Ottavio. Da chi dunque?

Pantalone. Ah! Ste maregne2... ghe ne xe poche che voggia ben ai fiastri.

Ottavio. Oh! la signora Beatrice è buona, che non si può fare di più. Basta saperla prendere pel suo buon verso, è una pasta di zucchero.

Pantalone. Bisogna che la s’abbia muà3 de temperamento, perchè me recordo che sior Fabrizio, bona memoria, so primo mario, che gierimo amici come fradei, el vegniva a sfogarse con mi, e el me diseva che la giera terribile, che no la lo lassava magnar un boccon in pase; e tutta Verona dise, che la l’ha fatto morir desperà.

Ottavio. Il signor Fabrizio era un uomo collerico. Me ne ricordo. Voleva contradire a tutto. La signora Beatrice, poverina, è un poco caldetta, un poco puntigliosetta; bisogna secondarla. Io non le contradico mai, la lascio fare, la lascio dire, e fra di noi non c’è mai una differenza.

Pantalone. In sta maniera, credo anca mi che no ghe sarà gnente che dir. Co4 fé tutto a so modo, la taserà. Ma intanto, per causa soa, sior Florindo xe cazzà fora de casa.

  1. Con chi gridava? [nota originale]
  2. Matrigne. [nota originale]
  3. Che si sia cangiata. [nota originale]
  4. Quando.