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A SUA ECCELLENZA
IL SIGNOR
FRANCESCO CANAL
PATRIZIO VENETO1.
UANTUNQUE non abbia io attual servitù con V. E., posso però compromettermi ch’Ella si degnerà di accogliere, di aggradire e proteggere questa Commedia mia, che all’altissima di Lei protezione umilmente io raccomando. Fondata è la mia speranza sulla fama della di Lei generosa bontà, che tutti cerca di proteggere e favorire, e sulla certezza che le Opere mie sono dall’E. V. con benignità compatite, e con predilezione sofferte. Di ciò mi ha assicurato la di Lei voce medesima, consolandomi e dandomi animo a proseguire nell’intrapreso malagevole impiego; e da più parti mi è giunto fortunatamente all’orecchio, che l’E. V. non cessa di accreditare le Opere mie colla sua approvazione, e di difendere il mio nome dagl’insulti degli emoli e de’ maldicenti. Grandissima gloria è per me 2, che un Cavaliere sì grande per nascita, per antichità e per dottrina, mostrisi delle Opere mie in qualche maniera contento; un Cavaliere innamorato delle bellissime Arti Liberali, da lui conosciute, amate ed illustrate; un talento felice, che le cose penetra nel midollo, e sa discernere di tutto i pregj, ed in tutto sa rilevare i difetti, potrebbe farmi dell’approvazione sua insuperbire; ma un raggio di lume ragionevole, distruggitore dell’amor proprio, mi suggerisce che appunto quelli che molto sanno, che tutto intendono, sogliono più compatire i difetti altrui, perchè conoscono la difficoltà di sfuggirli, e si contentano del mediocre, misurando l’opera coll’Autore, e lodando quella a misura del concetto che di questo hanno formato; co-