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Eleonora. È stato da me a ritrovarmi.

Olivetta. E questa sera verrà da me.

Beatrice. Ecco appunto il motivo per cui sono venuta a ragionarvi. La sua età, il suo brio, non gli lascia qualche volta conoscere le sue convenienze. Egli si abbassa troppo, e quando trova facilità ed allettamenti, s’invesca e si pregiudica. Io non dico che voi altre siate di mal costume, ma, o per soggezione o per vanità, potreste soffrirlo; so che i vostri padri e i vostri mariti sono di ciò gelosi, ed essi in vece di ammonire voi altre, si rivoltano contro del Marchesino. Vi avverto per tanto a non riceverlo, s’egli viene; ad isfuggirlo, se vi ricerca; a non badargli, se vi fa delle grazie; se v’insolenta, se vi molesta, avvisatemi, e non temete. Toccherà a me a rimediarvi. Ma se ardirete riceverlo, trattarlo, allettarlo, vi giuro e vi protesto, che saprò farvene eternamente pentire.

Corallina. Eccellenza, ha ragione. Io non me ne sono impacciata1. Ha inteso? È stato a casa di Eleonora, e questa sera anderà da Olivetta.

Olivetta. Eh, da me non verrà, verrà dalla dottoressa.

Eleonora. Se è venuto da me, è venuto per causa di Corallina, per altro non ci veniva.

Beatrice. Basta, m’avete intesa. Quello ch’è stato, è stato. Per l’avvenire regolatevi con prudenza.

Corallina. Lasci fare a me, che per prudenza ne so quanto ne può sapere un2 architetto.

Beatrice. Dunque me ne vado.

Corallina. Si fermi, Eccellenza.

Beatrice. Perchè mi devo fermare?

Corallina. Voglio anch’io aver l’onore3 di darle un bicchiere di cioccolata? (s’alza)

Beatrice. Eh, non mi occorre...

Corallina. La supplico di questa grazia. (via)

Beatrice4. Ma se dico...

  1. Pap.: intrigata.
  2. Pap.: ne so quanto un ecc.
  3. Pap.: farle l’onore.
  4. Comincia sc. VIII nell’ed. Pap.