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82 ATTO QUINTO
Isabella. Pirlone, a voi non deggio rimproveri, ma lode:

Fu di quel ben ch’io godo, cagion la vostra frode.
Più presto si scoperse di me la fiamma ascosa.
Più presto di Moliere fatta son io la sposa.
Pirlone. Lasciate ch’io men vada scevro da insulti e scorni,
Sin che la plebe dorme, piangente ai miei contorni.
Moliere. Da’ servi miei scortato... Chi picchia a quella porta?
(si sente picchiare all’uscio)
Isabella. Oimè! la genitrice s’è di mia fuga accorta.
(Ma più di lei non temo, Moliere è mio marito.)
La farò disperare con quest'anello in dito).
(Moliere va ad aprire la porta)

SCENA IV.

Foresta e detti.

Moliere. Che vuoi?

Foresta.   Strepiti grandi1. Va la Bejart in traccia...
Isabella è con voi? Signor, buon pro vi faccia.2 (parte)

SCENA V.

La Bejart vestita succintamente, e detti.

Bejart. Perfida, qual disegno ti ha da Molier condotta?3

Ah Molier traditore! Ah, tu me l’hai sedotta!4
Rendimi la mia figlia, rendila, scellerato.
Moliere. Ella non è più vostra.
Bejart.   Sì, ch’ella è mia, spietato!
Al ciel di tal violenza, e al tribunal mi appello.
Vieni meco. Isabella.
Isabella.   Signora, ecco l’anello.

  1. Zatta: strepiti, gridi.
  2. Segue nelle edd. Bett., Pap. ecc.: «Mol. La madre ci ha scoperti. a Guerrina. Guerr. Ebben, che potrà dire? - For. (Pirlone è uscito fuori? Addio le trenta lire). parte.»
  3. Bett. e Pap.: Perfida, indegna figlia, sugli occhi miei fuggita?
  4. Bett. e Pap.; rapita.