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IL MOLIERE | 71 |
Questo bel dono ai figli viene dal ciel concesso:
Chi elegge il proprio stato, può consigliar se stesso.
Ponno impedir le madri della lor prole il danno,
Ma un bene, una fortuna toglierle non potranno.
Che morte? Che minacce? Rispetterete in lei
La serva d’un Monarca, che sa punire i rei.
Volere, o non volere, fa in voi lo stesso effetto:
Mia sposa vostra figlia sarà a vostro dispetto.
Bejart. No, no; colle mie mani prima l’ucciderei1.
Son madre, e a mio talento disporrò di colei. (parte)
SCENA VI.
Moliere, poi Valerio.
L’ira sfogar tentasse sopra dell’innocente.
La seguirò da lungi. La sera omai s’avanza.
Mi tratterrò alcun poco vicino alla sua stanza.
(s’avvia per dove andò la Bejart)
Valerio. Signor, gran plausi sento, gran viva all’Impostore.
Moliere. Che dicono i maligni?
Valerio. Ciascun vi rende onore.
Or venga il conte Lasca a dir per avventura:
Nell’opre di Moliere non v’è, non v’è natura.2
Moliere. Ah, non vorrei... Lasciate ch’io vada: or ora torno.
Felice ancor non sono in sì felice giorno.
Foresta. (chiamando forte)
- ↑ Bett. e Pap.: No, non sarà. M’eleggo d’andar prima in rovina.
- ↑ Segue nelle edd. Bett. e Pap.: «Mol. Il Conte ch’è ignorante, segue il costume antico. - Val. Disse Leandro anch’esso, il vostro fido amico: - Sunt mala mixta bonis, sunt bona mixta malis. Mol. Qualis est ille mane, post prandium non est talis: - lo dissi già in volgare, lo dico ora in latino. - Tre sono i peggior vizi: le donne, il giuoco, il vino. - Per donna anch’io languisco, ma non è amor vizioso; - È amor che vien dal cielo quello di sposa e sposo. Ma non vorrei... Lasciate ecc.».