Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/68

58 ATTO TERZO
Pirlone. Cara la mia figliuola...

Foresta.   Giacchè siam da noi soli,
Sedete un pocolino. (gli dà una sedia)
Pirlone.   Il cielo vi consoli.
Sedete ancora voi.
Foresta.   Oh! a me non è permesso.
Pirlone. Fatel per obbedienza.
Foresta.   Lo faccio. (siede1)
Pirlone.   Un po’ più appresso.
Foresta. Obbedisco. (s'accosta con la sedia)
Pirlone.   Oh che caldo! (s’asciuga la fronte)
Foresta.   Cavatevi il cappello.
(gli leva il cappello di testa, e lo appende ad un pomo2 della sedia)
Pirlone. Farò come volete.
Foresta.   Sembrate ancor più bello.
Pirlone. Ah! che vi par? Son io un uomo ben tenuto?
Foresta. Sano e robusto siete.
Pirlone.   Sì, col celeste aiuto.
Dite, vi sono in casa risse fra madre e figlia?
Foresta. In tutta la giornata vi è stato un parapiglia.
Pirlone. Andranno a recitare?
Foresta.   Oibò; si danno al diavolo.
(Pirlone fa segno d’allegrezza)
Ma che! ve ne dispiace?
Pirlone.   Non me n’importa un cavolo.
Foresta. Ah, non vorrei, signore... che una delle padrone...
M’involasse la grazia... del mio signor Pirlone...
Pirlone. Ah!
Foresta.   Che avete?
Pirlone.   Mi sento... certo calor novello...
Foresta. Presto, venite qui, cavatevi il mantello.
(Foresta s’alza, vorrebbe levargli il mantello, egli non vorrebbe, ed ella per forza glielo leva.)


  1. Bett.: siede alquanto discosta.
  2. Bett.: e lo pone sul pomo ecc.