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IL MOLIERE 49
Con due fette di pane salato e abbrustolato,

Tracannai due bottiglie di vino prelibato.
Moliere. Buon pro vi faccia. (Oh donne! oh donne indiavolate!)
Leandro. Forte, schiumoso e bianco...
Moliere.   Oh ciel!1 Voi m’annoiate.
Leandro. Ecco qui; maladetta la vostra ipocondria;
Cogli orsi siete degno di stare in compagnia.
Eh, non pensate a nulla, fate il vostro mestiere:
Ogni due versi, o quattro, bevetene un bicchiere,
E dopo d’ogni scena una bottiglia almeno,
E terminando ogni atto, un grosso fiasco pieno.
Indi, finita l’opra, se stanco è l’intelletto.
Bevete, e poscia andate caldo dal vino a letto.
Il vino è quel che accende la nostra fantasia:
Pel comico poeta vi vuol dell’allegria.
Moliere. Se aveste da comporre dei versi, o delle prose,
Oh sì, col vostro vino fareste le gran cose!
Leandro. Eh, s’io compor dovessi, opre farei più amene:
Non già come le vostre di freddure ripiene.
Poichè, Molier mio caro, per dir la cosa schietta,
Nelle commedie vostre vi è sempre la burletta.
Staccar non vi potete dal basso e dal triviale;
Il vostro stile è buono, ma non è sempre eguale.
Moliere. Io soffro da un amico esser ripreso, e taccio.
Vario è il mio stile, è vero, ma a caso non lo faccio.
Io parlo agli artigiani, io parlo ai cavalieri;
A ognun nel suo linguaggio parlar fa di mestieri.
Onde in un’opra istessa usando il vario stile,
Piace una scena al grande, piace una scena al vile.
Se per la gloria sola l’opere mie formassi,
E di piacer2 a tutti per l’util non curassi,
Con tempo e con fatica anch’io forse potrei
D’alto sonoro stile ornare i versi miei.

  1. Bett.: Oh Dio!
  2. Bett.: E se piacere.