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40 | ATTO SECONDO |
Pirlone. Vivrem, se il ciel lo vuole, in pace fra di noi.
Foresta. (Servir un uomo solo, un uomo ricco e vecchio?)
A far la mia fortuna in breve m’apparecchio (parte)
SCENA IL
Pirlone, poi Isabella.
E noi sarem veduti star colle mani in mano?
L’onor ci leva e il pane sua lingua maladetta,
E la natura istessa ci sprona a far vendetta:
Poiché viviam, meschini, di dolce ipocrisia,
Come quest’uomo vile vive di poesia.
Seminerò discordie fra queste donne e lui;
Procurerò distorle dalli consigli sui.
E se la sorte amica seconda il mio disegno.
Oggi la ria commedia non si farà, m’impegno.
Isabella. Chi mi cerca?
Pirlone. Figliuola, vi benedica il cielo.
Perdonate, vi prego, la libertà, lo zelo1,
Con cui per vostro bene io vengo a ragionarvi.
Ah, voglia il ciel pietoso che vaglia a illuminarvi!
Isabella. Signor, mi sorprendete. Che mai dovete dirmi?
Pirlone. Presto, prima che giunga Moliere ad impedirmi.
Figlia, voi siete bella, voi siete giovinetta,
Ma un’arte scellerata seguir vi siete eletta.
Piange ciascun che voi, di vezzi e grazie piena,
L’onor prostituite sulla pubblica scena;
Ah! peccato, peccato che il vostro amabil volto
S'esponga ai risi, ai scherni del popol vario e folto!
E quella che farebbe felice un cavaliere.
Mirisi sul teatro, seguace di Moliere.
- ↑ Bett. e Pap.: quest’importuno zelo.