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460 | ATTO SECONDO |
Beatrice. Colei non si ricorda più della sua nascita. Pretende che il Conte stia ad adorarla.1 Non è poco ch’egli l’abbia sposata. Sentiamo che cosa scrive il caro signor Conte. Si è partito da me con una bella grazia! M’immagino che mi chiederà scusa. (apre e legge)
Signora Marchesa gentilissima, Il gentilissima è scritto con un altro inchiostro; ve l’ha aggiunto dopo. Sono partito dalla vostra... casa. Questa parola cassata che cosa diavolo diceva? Ma... la... det... ta. Sì, sì, aveva scritto2 dalla vostra maladetta casa. Era ancor sulle furie; poi gli sarà passata. Ieri sera son partito dalla vostra casa arrabbiato come un cane. Suo danno; grida sempre. Quando penso all’alta stima che ho di voi, parmi impossibile che voi siate meco così crudele. Dice crudele di sopra, ma sotto che cosa diceva? Be..sti..a..le. Oh maladetto! Diceva bestiale. Io bestiale? Sei tu un asinaccio3. Andiamo avanti. Sfogo la mia passione in questo foglio, e l’ho quasi sfogata alle spalle di mia moglie. Sì? L’ho caro. Un giorno o l’altro gliele dà certo. Ah, se mi potessi sfogar con voi. Con me? Che ti venga la rabbia! Come? Se foste un uomo, vi vorrei sfidare alla spada. Pazzo! E perchè son donna, a che cosa mi sfiderai? Mi avete dette le grandi ingiurie. O di grazia, l’avrò stroppiato! Dite avere della propensione per me, ma siete una... una... una... Diavolo, è cassato in modo che non capisco. Questo pare un b, e questo un u, e questo assolutamente è un g. Indegno! Finisce con un a, la penultima è un d. Vorrà dire bugiarda. A me bugiarda? Ma l’ha cassato, e dice: Siete una spietata. Si è pentito, vo’ perdonargli la collera, e mostrare di non aver intese le cassature. Verrò domani a vedervi, a pregarvi. Anche qui un’altra cassatura; tiriamo innanzi: ed ora mi consolo nello scrivervi, nel mandarvi. Bestia! nel mandarmi?...i miei sentimenti. Ah, nel mandarvi i miei sentimenti: dopo il mandarvi