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IL MOLIERE 33
Moliere. Questo è quel ch’io desio.

Bejart.   Sposatevi a sua madre.
Moliere. Che siete voi.
Bejart.   Sì, io sono. Mi reputate indegna,
Di aver per voi nel dito la coniugale insegna?
Moliere. Signora... in verità... voi meritate assai.
Bejart. Vi spiace mia condotta?
Moliere.   Vi lodo, e vi lodai.
Bejart. Circa l’età, mi pare...
Moliere.   Eh, non parliam di questo.
Bejart. Nel mio mestier son franca.
Moliere.   È vero, anch’io l’attesto.
Bejart. Quest’è la miglior dote, che vaglia a un commediante.
Moliere. Assai più ch’io non merto, dote avete abbondante.
Bejart. Dunque che più vi resta, per dir sì a drittura?
Moliere. Signora, il matrimonio mi fa un po’ di paura.
Bejart. Perchè?
Moliere.   Perchè son io geloso alla follia.
Bejart. Non credo, no, che abbiate in capo tal pazzia.
Ma se nudrir voleste il crudo serpe in seno,
Moglie non giovinetta temer vi faria meno.
Moliere. Anzi, più che si vive, più a vivere si apprende;
Più cauta, e non più saggia, l’età la donna rende.
Bejart. Moliere, un tal discorso non è da vostro pari.
Moliere. Lasciatemi scherzare. Non ho che giorni amari;
E cerco, quando posso, di dir la barzelletta
Che tocca e non offende, e rido, e mi diletta.
Bejart. Piacemi di vedervi allegro e lieto in faccia.

SCENA V1.

Valerio e detti, poi Lesbino.

Moliere. Oh, Valerio, Valerio!2 Venite alle mie braccia.

Che nuova mi recate?

  1. Sc. IV nell’ed. Bett.
  2. Bett. e Pap.: Adorato Valerio!