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IL TUTORE | 403 |
Corallina. Ha detto che si veste.
Beatrice. Quando è vestito, venga subito.
Corallina. Oh, vi è tempo. (pmie)
Pantalone. Intanto che sior Ottavio se veste, anderò a scriver una lettera, se la me permette.
Beatrice. Sì, sì, andate.
Pantalone. (Vôi andar a dir le parole a siora Rosaura, avanti che ghe parla so mare). (da sè)
Beatrice. Bravo, signor Florindo, bravo! Villanaccio! Parla con me e non mi dice niente? Mi porta i dolci. Accarezza la madre, per fare all’amore colla figliuola? No, non vo’ che tu l’abbia. Pantalone può dire... Ma non vorrei che questo vecchio, col pretesto della lettera, svolgesse Rosaura. Voglio andar a vedere; passerò di qua in quest’altra camera, e ascolterò1. (apre un uscio, da dove esce)
SCENA X.
Lelio e detta.
Lelio. Deh signora mia...
Beatrice. Come! indegno, temerario! Che fate qui?
Lelio. Zitto per pietà.
Beatrice. Siete venuto per rapirmi nuovamente la mia figliuola?
Lelio. No signora, son qui per giustificarmi2.
Beatrice. Chiamerò vostro padre.
Lelio. (S’inginocchia, e le tiene le vesti) Ah per pietà, per carità?
Beatrice. Siete un assassino.
Lelio. Sono un amante della vostra figliuola.
Beatrice. Se volete la mia figliuola, perchè non chiederla a me?
Lelio. Volevo assicurarmi prima dell’amor suo.
Beatrice. Siete un mentitore. Chiamerò vostro padre.
Lelio. Non fate strepito per l’onore di vostra figlia.
Beatrice. Ah, che per causa vostra la mia povera figlia è pre-