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402 | ATTO TERZO |
Pantalone. Son sta dal sior Ottavio. A st’ora l’ho trovà in letto, despoggià co fa un porcello; gh’ho dito tutto, e l’è contentissimo; anzi adesso el se veste, e el vien da ela a discorrer de sto negozio.
Beatrice. Ma chi è questo forestiere, che vuol mia figlia?
Pantalone. El sior Florindo Aretusi.
Beatrice. Florindo!
Pantalone. Giusto elo.
Beatrice. Io dubito che prendiate sbaglio.
Pantalone. Che sbaglio oio da prender?
Beatrice. Vi ha chiesto veramente Rosaura?
Pantalone. Mi no gh’ho fie. Chi m’avevelo da domandar?
Beatrice. Poteva parlarvi di qualche altra persona.
Pantalone. E mi ghe digo che a mi, come tutor de siora Rosaura, el me l’ha domandada per muggier.
Beatrice. Perchè non dirlo a me?
Pantalone. Mi no so gnente; el me l’ha dito a mi.
Beatrice. È un asino, non ha creanza, non gli voglio dare la mia figliuola.
Pantalone. La me perdona. L’occasion xe bona, el partìo me piase, sior Ottavio xe contento, bisogna che la se contenta anca ela.
Beatrice. Corallina. (chiama)
SCENA IX.
Corallina e detti.
Corallina. Signora.
Beatrice. Di’ a mio fratello, che venga qui subito.
Corallina. Sì signora. (parte)
Beatrice. Ma vi ha specificato il nome di Rosaura?
Pantalone. Mo se ghe digo de sì. E po a mi, de chi diavolo me avevelo da parlar?
Beatrice. (Maledetto!) (da sè) Ebbene, viene mio fratello? (a Corallina, che ritorna)