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30 ATTO PRIMO
Isabella. Ma se è ver che mi amate, perchè darmi martello?

Levatemi di pena, e datemi l’anello.1
Moliere. Cospetto! S’ella viene a rilevar tal fatto,
Va a soqquadro la casa, ci ammazza tutti a un tratto.
Ella non vuol sentir...
Isabella.   Sì, sì, non vuol sentire.
Tutto, tutto mi è noto.
Moliere.   Che intendete voi dire?
Isabella. La mia discreta madre ha delle pretensioni
Sopra del vostro cuore, ed ecco le ragioni
Per cui, quanto più v’amo, sarò più sfortunata2,
Per cui sarò ben tosto schernita e abbandonata.
Moliere. Eh, può la madre vostra cangiar le voglie sue;
A lasciar sarei pazzo il vitello pel bue3.
Isabella. Il vitello pel bue? È femmina mia madre.
Moliere. Ah, ah, maliziozetta! Ah, pupillette ladre!
Vi ho amata dalle fasce, nascere4 vi ho veduta,
E sotto gli occhi miei siete in beltà cresciuta.
Isabella. Nascere mi vedeste? Oh cieli, non vorrei
Che fossero vietati perciò nostri imenei.
Moliere. Ma voi rider mi fate.
Isabella.   Quel riso non mi piace.
Moliere. Sì, sarete mia sposa; su via, datevi pace5.
Isabella. Ecco mia madre: oimè!
Moliere.   Conviene usar qualch’arte:
Avete nelle tasche qualche comica parte?
Isabella. Ho quella di Marianna... (Isabella cava di tasca la parte)
Moliere. Sì, sì, nell’Impostore.
Via, presto: Atto secondo. La figlia e il genitore.
(Moliere tira fuori la commedia dell’Impostore)
Isabella. Marianna.
Signor padre. (leggendo)

  1. Bett. e Pap.: Datemi quella cosa che chiamasi l’anello.
  2. Bett., Pap. ecc.: Per cui la poverina Guerrina e sventurata.
  3. Bett.: Lasciar non son sì pazzo il vitel per il bue.
  4. Bett.: A nascer.
  5. Bett., Pap. ecc.: Sarete la mia sposa, cara, datevi pace.