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364 | ATTO PRIMO |
ridar, ma te scazzarò, te manderò in Levante, te saverò castigar: e ti imparerà a to spese, che la fortuna no xe per i baroni; che el cielo non assiste, no provede a chi gh’ha massime indegne, a chi deturpa el so sangue e la propria reputazion. (parte)
Lelio. Ah! mio padre mi vuol rovinare del tutto. Egli potrebbe con questo matrimonio rimettermi, e non lo vuole; e mi vuol vedere precipitato. Perdere quattordicimila ducati di dote? Questa è una perfidia, è una vendetta che fa mio padre contro di me. Ma, giuro al cielo, non sono un balordo. Troverò io la maniera d’averla senza di lui. O col mezzo della madre, o con qualche inganno, giuro che l’avrò; e se mi riesce d’averla senz’opera di mio padre, io vorrò maneggiare la dote, e si pentirà di non avermi accordata una sì giusta, una sì onesta soddisfazione.
Fine dell’Atto Primo.