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IL TUTORE | 355 |
Ottavio. Asinaccio, mi burli?
Arlecchino. Coss’è sto asinaccio? Sangue de mi!
Ottavio. Zitto, non andar in collera. Non mi far alterare, per amor del cielo. Brighella, che cosa vuoi?
Brighella. O che la veda sto conto delle spese, o che la me daga dei denari, e tireremo avanti.
Ottavio. Eccoti una doppia, e tiriamo innanzi. Cotta al sole, (ride)
Arlecchino. No se burla i poveri servitori.
Ottavio. Zitto; un cappone, mezzo tu e mezzo io. (ride)
Brighella. Caro signor, la se perde con quel martuffo?
Ottavio. Mi diverto assai. Arlecchino mi fa ridere. Sei il mio buffone, non è vero?
Arlecchino. Mi buffon? Me maravei dei fatti vostri.
Ottavio. Zitto, non mi far agitare.
Servitore. Quando comanda, è in tavola.
Ottavio. Oh buono, buono. Andiamo, alzatemi. Cotta al sole, cotta al sole. 1
SCENA XIII.
Camera di Beatrice.
Beatrice e Florindo.
Beatrice. Caro signor Florindo, voi siete pieno di buone grazie.
Florindo. Voi siete la stessa bontà, e perciò mi soffrite.
Beatrice. Di grazia, accomodatevi un poco.
Florindo. L’ora è tarda, signora, non vorrei esservi di soverchio incomodo. (Non si vede la signora Rosaura). (da sè)
Beatrice. Per me è presto. Io non pranzo che due o tre ore dopo il mezzogiorno. Mio fratello vuol mangiar presto, e mangia solo. In questa casa ognuno la fa a suo modo.
Florindo. Così va benissimo, uno non dà soggezione all’altro. La signora Rosaura pranzerà con voi.
Beatrice. Oh si sa! Ella è la mia compagnia.
Florindo. Sarà alla tavoletta la signora Rosaura, sarà ad assettarsi.
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