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IL TUTORE | 351 |
Pantalone. Grazie, no ghe ne togoa.
Ottavio. Io, quando non prendo tabacco, dormo.
Pantalone. Mo caro vu, se no fare del moto, creperè.
Ottavio. Mio cognato che faceva del moto, è crepato prima di me. Voi fate del moto?
Pantalone. Eccome!
Ottavio. Creperete avanti di me.
Pantalone. Orsù, lassemo ste freddure, e parlemo sul sodo. Gh’aveu gnente vu in vista per liogar sta putta?
Ottavio. Io? Non so nemmeno chi stia di qua e di là della mia casa.
Pantalone. Donca troverò mi.
Ottavio. Sì, trovate voi.
Pantalone. Cossa credeu che se possa dar all’anno?
Ottavio. Io non so far conti.
Pantalone. No savè far conti? Mo chi spende in casa vostra?
Ottavio. Brighella.
Pantalone. E chi ghe rivede i conti?
Ottavio. Mia sorella.
Pantalone. E tra la sorella e el servitor i ve manderà in rovina,
Ottavio. Eh, che non mi voglio ammalare per queste cose.
Pantalone. (Manco mal che la roba de sta pupilla la manizzo mib). (da sè) Orsù, za che vu no volè intrigarve, farò mi. La metterò in t’un liogo, dove che la starà ben; la sarà ben trattada, e se spenderà poco, e saremo seguri che la gh’averà un’ottima educazion.
Ottavio. (si va addormentando.)
Pantalone. Penseremo po a mandarla. Me xe sta fatto qualche ricerca: ma no trovo gnente a proposito. Intanto xe necessario che anca vu de l’assenso per metter sta putta in retiro, e per passarghe la so dozzena e quello che bisogna. Ah! Cossa diseu? Ve par che parla ben? Oh siestu maledetto! El dorme. Sior Ottavio!