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348 | ATTO PRIMO |
Pantalone. Mo una gran poltroneria!
Corallina. (Signora Rosaura, venite con me, che la signora madre vi aspetta). (piano a Rosaura)
Rosaura. Vengo.
Pantalone. Coss’è? Dove andeu?
Rosaura. Vado...
Corallina. È venuta la sarta, che le ha da provar un busto1.
Rosaura. È venuta la sarta? (a Corallina)
Corallina. Sì, la sarta; andiamo. (Oh che gnocchetta!) (da sè)
Rosaura. Ma che busto mi ha da provare? (a Corallina)
Corallina. Il busto color di rosa, colla guarnizione2 (col diavolino che vi porti). (piano a Rosaura)
Rosaura. Andiamo. Io non so nulla.
Pantalone. Come! No la sa gnente! Chi ghe lo fa sto busto?
Corallina. Sua madre, sua madre. Sì, sua madre. (parte, conducendo Rosaura)
Pantalone. Basta, no me fido gnanca de sta cameriera. La tirerò via de qua, la metterò in liogo seguro... Oh manco mal, xe qua el sior Ottavio... Via3 bel bello, senza pressaa.
SCENA X.
Ottavio in veste da camera, berretta e pianelle, a passo a passo; e detto.
Ottavio. Oh, non voglio che il signor Pantalone s’incomodi: son qua io. Quattro passi più, quattro passi meno, non m’importa. Non guardo a incomodarmi, quando si tratta del signor Pantalone.
Pantalone. Caro sior Ottavio, me despiase del vostro desturbo; sarave vegnù mi, ma siccome avemo da parlar colla putta...
Ottavio. Ma perchè stiamo in piedi? Sediamo. Ehi. (chiama)
- ↑ Fretta.