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338 | ATTO PRIMO |
avere per voi maggior premura, non ci pensa. È un poltrone, ozioso, che non farebbe mai nulla.
Rosaura. E pur mio padre lo ha lasciato tutore unitamente al signor Pantalone.
Corallina. Ed egli lascia far tutto a lui. Se aspettate che vostro zio vi mariti, volete aspettare un pezzo.
Rosaura. Io farò tutto quello che mi dirà il signor Pantalone.
Corallina. Oh che buona ragazza! In verità, siete una cosa rara. Non parete mai figlia di vostra madre. Ella è stata una testolina1 bizzarra. Povero suo marito! L’ha fatto morir disperato.
Rosaura. Mi dicono ch’io somiglio a mio padre.
Corallina. Sì, era buono, ma un poco troppo. Faceva più a modo degli altri, che a modo suo.
Rosaura. E anch’io faccio così.
Corallina. Fate così sempre?
Rosaura. Sempre.
Corallina. Quand’è così, starà meglio con voi chi saprà meglio chiedere. (ridendo)
Rosaura. Io non ti capisco.
SCENA II.
Beatrice mascherata, e dette.
Beatrice. Rosaura, volete venire con me?
Rosaura. Dove, signora?
Beatrice. A spasso.
Rosaura. A spasso?
Beatrice. Sì, un poco in maschera. Faremo una passeggiata per la Merceria, andremo a bere un caffè, e poi torneremo a casa.
Rosaura. A quest’ora? Io voleva terminar questa manica.
Beatrice. Eh, la finirete poi. Ho da fare una spesa in Merceria, e col beneficio della maschera voglio andare da me.
Corallina. (Che bel comodo è la maschera!2) (da sè)