Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/310

298 ATTO SECONDO

Sancio. Scopriti, giuro al cielo. (lo scuopre)

Arlecchino. Sior sì.

Sancio. Ah scellerato! Chi sei?

Arlecchino. Son un galantomo.

Sancio. Parla, confessa, sei una spia?

Arlecchino. Sior no, son un soldado onorato.

Sancio. Soldato!

Arlecchino. Sior sì, i m’ha fatto soldado stamattina.

Sancio. Di qual compagnia?

Arlecchino. De quella de vussioria.

Sancio. Come ti chiami?

Arlecchino. Arlecchin Battocchio.

Sancio. Sì, tu sei quello ch’è stato arrolato stamane. E ora, che pensavi di fare?

Arlecchino. Scappar, se podeva.

Sancio. Per qual ragione?

Arlecchino. Perchè no me piase le bastonade.

Sancio.1 Caporale. (chiama)

Caporale. Comandi.

Sancio. Fate arrestar costui. Sia posto in ferri, e custodito nelle prigioni.

Arlecchino. Manco mal, che nol me fa dar delle bastonade.

Sancio. Chi sa che costui non sia entrato nelle nostre truppe con intelligenza degl’inimici? Chi sa che ora non tentasse di uscire per avvisar l’inimico delle nostre mosse? In tempo di guerra convien temere di tutto2. (parte)

Caporale. Andiamo, camerata. Avete fatto presto a pentirvi.

Arlecchino. In grazia del vostro maledetto baston.

Due Caporali. Domani avrete finito di penare.

Arlecchino. Ah, sia ringrazià el cielo!

Due Caporali. Quattro schioppettate fanno il servizio.

Arlecchino. L’e meio quattro schioppettade, che dodese bastonade. (partono tutti)

  1. Precede nell’ed. Pap.: Tu sei un disertore.
  2. Pap. aggiunge: e punire severamente i colpevoli, per terrore di quelli che tai potrebbero divenire.