Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/309


L'AMANTE MILITARE 297

SCENA IX.

Don Sancio e soldati.

Sancio. Eppure lo compatisco. Gli mostro in faccia rigore, ma sento nel mio cuore pietà.1 Se nota non mi fosse la sua prudenza, l’avrei con la forza arrestato.

SCENA X.

Arlecchino vestito da donna, e detti.

Arlecchino. Per tutto l’è pien de soldadi. No so dove sconderme, no so dove andar.

Sancio. (Che donna è questa?) (da sè)

Arlecchino. (Oh diavol! L’è qua el me capitanio. Anderò da un’altra parte). (da sè)

Sancio. Mi ha guardato, ha mostrato timore e vuol andarsene indietro? Voglio conoscerla. Elà, donna, chi siete voi?

Arlecchino. (Oh, poveromo mi!) (da sè, vuol fuggire)

Sancio. Fermatevi, dico; chi siete?

Arlecchino. Sono una fanciulla. (alterando la voce)

Sancio. Dove andate?

Arlecchino. A cercar mio padre. (come sopra)

Sancio. Chi è vostro padre?

Arlecchino. Non lo so. (come sopra)

Sancio. (Vi è qualche inganno). (da sè) Scopritevi.

Arlecchino. Signor no. (come sopra)

Sancio. Perchè non vi volete scoprire?

Arlecchino. Per la mia pudicizia.

Sancio. (Costui è un uomo, che carica la voce. Sarebbe mai qualche spia?) (da sè)

Arlecchino. (Oh, se podesse scappar!) (da sè)

Sancio. Scopriti, o ti farò scoprire a forza di bastonate.

Arlecchino. (Ah, ghe son!) (da sè)

  1. Pap. aggiunge: I miei rimproveri serviranno a confermarlo nelle massime del vero onore.