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L'AMANTE MILITARE | 281 |
Garzia. No, faccio per dirvi sinceramente tutti li fatti miei. Sentite, e ditemi se sono di buon gusto.
Beatrice. (Ah, fremo di gelosia!) (da sè)
Garzia. Una è donna Aspasia, la figlia di quel dottore ignorante a cui, per aver libertà, ho dato ad intendere che lo farò essere auditore del reggimento. Un’altra è donna Rosimonda, la quale mi ha caricato di finezze, ed io non ho fatto altro per lei, che farle avere la cassazione d’un soldato. La terza è quella ridicola di donna Aurelia, colla quale cenavo quasi tutte le sere. La quarta è una mercantessa, che voi non conoscete; costei darebbe fondo al fondaco di suo marito, per avere l’onore di esser servita da un uffiziale. Le altre due sono giovani di basso rango: una cugina d’un caporale, che in grazia sua è diventato sergente; e l’altra figlia d’un sergente stroppiato, a cui ho fatto ottenere un posto nell’ospitale.
Beatrice. Bravo, signor tenente, ed io...
Garzia. E voi siete la settima che in questa piazza ho avuto l’onore di servire.
Beatrice. Ah, voi mi avete tradita.
Garzia. Tradita? Come? Che cosa vi ho fatto?
Beatrice. Avete giurato d’amarmi.
Garzia. È vero, e vi ho mantenuta la parola, e vi ho amata.
Beatrice. Come potete dire d’avermi amata, se con sei altre vi siete divertito?
Garzia. Oh, la sarebbe bella che si dovesse amare in questo mondo una cosa sola! lo amo le donne, amo gli amici, amo i cavalli, amo la bottiglia, amo la tavola, amo la guerra, amo cento cose, e dubitate che non abbia avuto dell’amore anche per voi?
Beatrice. Che parlare è il vostro? Confondete le donne con i cavalli, colla guerra, colle bottiglie?
Garzia. L’uso che se ne fa è diverso: ma l’amore che io sento per tutte queste cose, è lo stesso.
Beatrice. Dunque voi provaste per me l’amore istesso che provate per un cavallo?