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270 | ATTO PRIMO |
Rosaura. Meglio... Vi siete battuto? (a don Alonso)
Alonso. Sì.
Pantalone. Cossa xe sta, perchè te xe vegnù mal? (a Rosaura)
Rosaura. Non lo so. Siete ferito? (a don Alonso)
Alonso. No.
Pantalone. Te sentistu altro?
Rosaura. Signor no; l’altro è ferito? (a don Alonso)
Alonso. Sì.
Rosaura. Oimè.
Pantalone. Cossa gh’astu? (a Rosaura)
Rosaura. Niente. Dove è ferito? (a don Alonso)
Pantalone. Parla con mi. (a Rosaura)
Rosaura. Dove?... (a Pantalone, distratta)
Pantalone. Cossa dove?
Rosaura. Don Garzia è ferito. (a Pantalone)
Pantalone. A so danno, cossa t’importa a ti?
Rosaura. Don Alonso, di voi che sarà?
Alonso. Non temete, non sarà nulla.
Rosaura. (Misera me!) (da sè, piange)
Pantalone. Ti pianzi? Tornemio da capo?
Rosaura. (Il cuor mi predice qualche sventura). (da sè)
Pantalone. (Mi no so cossa sia sto negozio; sto pianzer, sto parlar sotto ose, sto vardar el sior alfier, no me piase gnente. Ho paura che sia vero quel che me xe sta dito). (da sè)
Alonso. (Non vi affliggete, cara. L’ho ferito in un braccio, non sarà nulla). (piano a Rosaura)
Rosaura. (Ma sempre colla spada in mano). (piano ad Alonso)
Pantalone. (Eh! qua ghe xe dei radeghi). (da sè) Sior alfier, se la se contenta, ghe vorave dir una paroletta. (a don Alonso)
Alonso. Eccomi a’ vostri cenni.
Rosaura. (Ah, mio padre si è insospettito). (da sè)
Pantalone. Ande via, siora; andè in t’un’altra camera.
Rosaura. Mi sento male.
Pantalone. Andeve a buttar sul letto.
Rosaura. Sola?...