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Brighella. (Mi no so cossa sia st’imbroi). (da sè) Siora sposa.
Corallina. Bondì siorìa.
Brighella. Del sior Pantalon.
Corallina. Oh l’è longa! De sior Pantalon.
Brighella. Ben! Servitor umilissimo. (via)
Corallina. Ho paura che a costù el so paron gh’abbia taccà qualche rametto.
SCENA V.
Ottavio con marsina antica, perrucca a groppi, cappellino antico, canna in mano; e detta.
Ottavio. Ehi, gastalda, è ora di pranzo. (con alterigia)
Corallina. Che razza de parlar xe el soo? Coss’è sto gastalda? Me dalo elo el salario?
Ottavio. Vi do il vostro titolo; cosa volete di più?
Corallina. Ehi, gastalda, gastalda; el par el Gran Visir.
Ottavio. Cosa siete, qualche gentildonna?
Corallina. Gnanca elo nol sa cossa che sia.
Ottavio. Siete altro che una servaccia?
Corallina. Una servaccia! coss’è sta servaccia?
Ottavio. Una villanaccia.
Corallina. E lu un spiantataccio.
Ottavio. Elà, portatemi rispetto.
Corallina. Oh, porteghe respetto, perchè el gh’ha l’abito da festa.
Ottavio. Impertinente.
Corallina. La diga, com’ala fatto a despegnarlo?
Ottavio. Che?
Corallina. A despegnar sto abito, com’ala fatto?
Ottavio. Che abito? Che spegnare? Nel mio guardaroba ho più abiti che tu non hai capelli.
Corallina. Oh, se la fusse cussì, bisogneria che fusse pelada co fa una zucca.
Ottavio. Cosa c’entri ne’ fatti miei?
Corallina. Ghe dirò. Arlecchin m’ha dito qualcossa, sala.