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Beatrice. Oh, compatitemi se vi ho dato del tu, son avvezza colla mia gastalda.

Corallina. E alla so gastalda, la ghe dise tu?

Beatrice. La tratto con confidenza.

Corallina. Caspita! No xe miga poco! esser trattai con confidenza da una signora de la so sorte. Aseo! Eh ehm! (si schiarisce)

Beatrice. Che avete la tosse?

Corallina. Catarri... freddure... La servo subito della cioccolata. (via)

Beatrice. Mi pare una bella pettegola questa vostra gastalda.

Pantalone. La xe una mattazza alliegra, ma onorata e de bon cuor.

Rosaura. Ebbene, signora Beatrice: goderemo per qualche tempo delle vostre grazie?

Beatrice. Vi dirò: mio marito è andato in villa ieri; e come sapete, non è che sei miglia di qua lontano. Sa ch’io sono da voi, e aspetto mi mandi a prendere.

Rosaura. Oh, non anderete via così presto.

Pantalone. Me despiase che la starà mal. Qua semo soli, no gh’avemo conversazion.

Beatrice. Verrà bene qualcheduno.

Pantalone. Oh, la vede ben... ghe xe sta putta.

Beatrice. Oh bella! in campagna vi è libertà. Le putte, le maritate, le vedove, tutte praticano liberamente senza riguardo e senza malizia.

Pantalone. Senza riguardo pol esser, ma senza malizia, gh’ho i mi riverenti dubbi.

Beatrice. Bisogna far quello che fanno gli altri.

Pantalone. La me compatissa, védela, parlemo de cosse allegre.

SCENA VIII.

Brighella e detti.

Brighella. Con permission de vussustrissime.

Beatrice. Cosa c’è?

Brighella. L’illustrissimo consorte degnissimo de vussustrissima l’ha manda a levarla.