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LA CASTALDA | 163 |
Arlecchino. Mi ogni zorno me par d’esser in mar. Ho sempre una fame da mariner.
Corallina. Bisognerà dunque sollecitare.
Ottavio. Farete una cosa buona.
Arlecchino. Anca mi ve sarò obbliga.
Corallina. Voglio andare in cucina e gridar col cuoco, se non fa presto.
Ottavio. Sì, ditegli che se non fa gran cose, non importa; ma che solleciti.
Corallina. Anch’ella, per quel che sento, anderebbe a tavola volentieri.
Ottavio. Non parlo per me; parlo per i forestieri.
Arlecchino. E mi no parlo per i forestieri, parlo per mi.
Corallina. Ora darò piacere a tutti. Vado in cucina, e torno.
Arlecchino. Vegnirò anca mi, se la se contenta.
Corallina. No, non v’incomodate.
Ottavio. Portatevi da vostra pari, che un giorno... Chi sa! La casa mia sarà sempre a vostra disposizione.
Corallina. Farò capitale delle sue generose espressioni.
Arlecchino. Anca mi ve esebisso delle espressioni cordialissime.
Corallina. So quanto mi posso compromettere dell’uno e dell’ altro. Vado e torno. (Ora voglio dar gusto a questi due affamati). (da sè, parte)
SCENA III.
Ottavio ed Arlecchino.
Ottavio. Ma tu ti vuoi sempre frammischiare con me.
Arlecchino. Caro sior padron, semo qua tutti do per l’istessa causa.
Ottavio. Io son qui per la conversazione.
Arlecchino. E mi son qua per la conservazion.
Ottavio. Non ti basta mangiare una volta al giorno?
Arlecchino. Se ozi posso magnar do volte, l’anderà per quei dì che stago senza magnar.