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162 ATTO TERZO

SCENA II.

Corallina, poi Ottavio ed Arlecchino.

Corallina. Pover’uomo, da una parte lo compatisco. L’ho lusingato, egli è vero, e forse, forse... Ma non sono sì pazza a perdere la mia fortuna. È vero che il signor Pantalone è vecchio, e questi è giovane, ma i denari fanno parer tutto bello. I denari hanno una forza indicibile; scemano gli anni, lisciano la pelle, raddrizzano le gobbe e coprono le magagne.

Ottavio. Vi saluto, castalda.

Corallina. Serva umilissima.

Arlecchino. Quella zovene, bondì sioria.

Corallina. Buon giorno, Arlecchino. (Costoro hanno finito di mangiare, per conto mio). (da sè)

Ottavio. Oggi non si desina in questa casa?

Corallina. Veramente l’ora è assai avanzata.

Arlecchino. Sento che le mie budelle le par tanti flauti, perchè le xe piene de vento.

Corallina. Avete però fatta una buona colazione.

Arlecchino. In verità, che non me l’arrecordo gnanca più.

Corallina. Così presto ve ne siete scordato?

Arlecchino. Ste cosse me le desmentego facilmente.

Ottavio. Colui è un ghiotto, che non si sazia mai.

Corallina. Ella averà desinato. (a Ottavio)

Ottavio. No, sono venuto a pranzare col vostro padrone. So che egli ha dei forestieri. Non gli dispiacerà che io gli serva di compagnia.

Corallina. Anzi si chiamerà onorato da un personaggio di tanto merito.

Arlecchino. E mi farò i onori della cusina.

Corallina. Bravissimo; vi resteremo tutti obbligati.

Ottavio. Ma la cosa va troppo in lungo: per me non parlo, che sono avvezzo a mangiar tardi, e chi mangia bene ogni giorno, non patisce sì facilmente. Ma i forestieri che hanno fatto il viaggio per acqua, averanno buono appetito.