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LA CASTALDA | 157 |
Corallina. (Oh poter di bacco! Che cosa sento? Qui conviene ch’io vi rimedi). (da sè)
Pantalone. Se ve sposasse vu, ghe sarave pericolo del quadro colle cornise?
Corallina. Signore, mi maraviglio di voi; sapete chi sono.
Pantalone. La mia economia anderavela in precipizio?
Corallina. Pare a voi che io non sappia dirigere una casa? spendere con ragione? risparmiar con decoro?
Pantalone. E la mia salute con vu saravela pregiudicada?
Corallina. Niuno meglio di me sa il vostro bisogno. Sono avvezza governarvi da tanto tempo; sareste sicuro del mio amore e della mia attenzione.
Pantalone. Saveu quala saria la difficoltà? La prima che ave dito: che un omo della mia età saria poco comodo per una muggier.
Corallina. Questo potrebbe darsi con altre, ma non con me. Non sono di quelle io.
Pantalone. Donca, Corallina cara, che mal saravelo, che el paron ve deventasse mario?
Corallina. Non mi pare che ci dovesse essere male alcuno.
Pantalone. Per cossa donca m’aveu dito tanta roba, quando ho parla de maridarme?
Corallina. Non mi avete mai detto che parlavate di me.
Pantalone. Donca adesso cossa me diseu?
Corallina. Per ora non vi do positiva risposta.
Pantalone. Mo quando donca?
Corallina. Maritate la signora Rosaura.
Pantalone. Spero d’averla maridada.
Corallina. Con chi?
Pantalone. Co sior Lelio.
Corallina. Rosaura è contenta?
Pantalone. Sior Lelio dise de sì.
Corallina. Ed io vi dico di no. Ma viene la signora Beatrice. Fatemi il piacere di partir subito.
Pantalone. Volentiera. Arrecordeve quel che v’ho dito.