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154 ATTO SECONDO

SCENA XIII.

Corallina e Pantalone.

Pantalone. Compatime, cara fia; se savessi....

Corallina. Signor Pantalone, quello che mi preme dirgli, è questo. La prego di darmi la mia buona licenza.

Pantalone. La vostra licenza? Per cossa?

Corallina. Perchè già credo che poco ancora potrò stare con lei; onde, prima che abbia d’andarmene con mala grazia, è meglio farlo a tempo e con proprietà.

Pantalone. Che novità xe questa? Che motivo gh’aveu de andar via de sta casa? Ve tràttio mal? Ve podeu lamentar de mi?

Corallina. Sì, signore, mi posso giustamente lamentare di lei.

Pantalone. Mo perchè? Cossa v’oggio fatto?

Corallina. Io non godo più la sua confidenza, a me non si svelano i suoi segreti. Si lavora sott’acqua, si fanno gli accordi senza che io li sappia, per poi tutto ad un tratto darmi un calcio, e mandarmi fuor della porta.

Pantalone. Mi resto incantà, che me parlè cussì. No v’intendo; no so cossa che voggiè dir.

Corallina. Sì, sì, finga pure di non capirmi. Intanto mi dia la mia licenza, che me ne voglio andare.

Pantalone. Sior no, no vôi darve gnente, no vôi che andè in nissun liogo; e fin che vivo, Corallina ha da star con mi.

Corallina. Corallina, se voi vi maritate, non ci starà un momento.

Pantalone. Via; se no volè che me marida, no me mariderò, gh’averò pazenzia; ma voggio che stè con mi.

Corallina. Signor padrone, vonei che mi diceste la verità.

Pantalone. No ve dirave una busia per tutto l’oro del mondo.

Corallina. Con questa signora Beatrice, che ora è qui venuta, il signor Pantalone ha verun interesse?

Pantalone. Gnente affatto; la xe amiga de mia nezza1. La xe vegnua a trovarla ela. Con mi no l’ha da far nè bezzo, nè bagarin2.

  1. Nipote.
  2. La dodicesima parte del soldo veneto: v. Boerio ecc.