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146 ATTO SECONDO

Corallina. Anzi sono la serva.

Beatrice. Parlate dunque con più rispetto.

Corallina. Se vi ho offeso, vi domando perdono.

Beatrice. Che occorre che vi riscaldiate per questo? Se avete gelosia che vi rubino il vecchio, non vi sarà nessuna che voglia pregiudicarvi....

Corallina. E se vi fosse chi volesse farlo, l’averebbe a fare con me. Con sua buona licenza....

Beatrice. Sentite, voglio giustificarmi.

Corallina. Ho che fare; perdoni, son domandata. Un’altra volta poi con più comodo. Serva umilissima. (Ho scoperto terreno; vi rimedierò). (da sè, parte)

SCENA VII.

Beatrice sola.

Costei mi farebbe montar in collera davvero, colla sua impertinenza. Ma già che sono in villa per divertirmi, voglio che anch’ella mi serva di divertimento. Se tanto ci patisce, temendo di perdere il dominio di questa casa, vo’ farla disperare davvero. (parte)

SCENA VIII.

Rosaura e Florindo.

Rosaura. Qui ora non c’è nessuno; posso sentire ciò che volete dirmi; ma dite presto, perchè potremo esser sorpresi.

Florindo. Per dirvi dunque il tutto in poco, sappiate, Rosaura mia, che sono venuto per amor vostro.

Rosaura. Questo già me l’immaginava. So che mi volete bene, e spero che mi siate fedele. Ma avete altro da dirmi?

Florindo. Sì; ho delle cose importantissime da comunicarvi.

Rosaura. Spicciatevi dunque, per amor del cielo.

Florindo. L’amor mio mi sollecita a desiderare le vostre nozze.

Rosaura. Ed io le desidero quanto voi; andiamo innanzi.