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LA CASTALDA | 141 |
Lelio. Io poi terminerò di convincerla, di conquistarla.
Beatrice. Trattenetevi un sol momento. (Corallina ha dello spirito. Seconderà la burla). (da sè, parte)
SCENA IV.
Lelio solo.
È un gran destino il mio! Che non abbia a passar un giorno senza che m’innamori! E talvolta più bellezze in un giorno successivamente m’incantano. Buon per me, che con egual facilità me ne scordo; per altro, fra tante fiamme, sarei andato in cenere cento volte.
SCENA V.
Beatrice, Corallina e detti.
Beatrice. Ecco qui la signora Rosaura, che vuol riverirvi e conoscervi.
Lelio. Conoscerà ella un adoratore della sua bellezza.
Corallina. (Son nell’impegno; bisogna starci). (da sè) Signore, la prego di non farmi arrossire.
Lelio. Quanto più arrossirete, tanto più somiglerete alla rosa, e tanto più vi starà bene di Rosaura il nome.
Beatrice. Il signor Lelio è mirabile nel ritrovare le allegorie dei nomi.
Lelio. Mi piacciono i Greci in questo. Tutti i loro nomi hanno qualche significato.
Beatrice. Il vostro ha significato veruno?
Lelio. Il mio vien da Lelex, re dei Lacedemoni, e poi il mio nome ed il mio cognome sono anagrammatici: Lelio Capretini: Il mio core a lei.
Beatrice. Non mi pare purissimo quest’anagramma.
Lelio. Vi saranno solamente tre o quattro lettere cambiate.
Corallina. Lei è un signor virtuoso, per quel ch’io sento.
Lelio. Ah, voi siete più virtuosa di me.