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126 | ATTO PRIMO |
Corallina. Non ha ancora fatta bollire la cioccolata. Sa che il padrone è svegliato, sa che gli devo portare la cioccolata, ed egli non l’ha ancora fatta bollire.
Pantalone. In fatti l’ho aspettada un pezzo; ho chiamà, e nissun m’ha resposto. Ma diseme, cara vu: gieri se ghe n’ha fatto boggier un baston de sie onze; s’ala consuma tutta?
Corallina. Sì, signore, tutta.
Pantalone. Quando? Come? Chi l’ha bevua?
Corallina. Ieri sono capitati tre forestieri. Stamattina è venuto il signor Ottavio; si è consumata.
Pantalone. E a tutti, chi va e chi vien, s’ha da dar la cioccolata?
Corallina. Caro signor padrone, non credo che trovar possiate una donna economa più di me; procuro di risparmiare il vostro, ma fino a quel segno che non pregiudichi il vostro decoro. Un uomo della vostra sorta, ricco, senza figliuoli, che ha una nipote che non ha bisogno di voi, che volete che dica il mondo, se vi date allo sparagno, alla spilorceria? Diranno che siete un avaro, si burleranno di voi, e infatti se non vi godete sino che siete al mondo i vostri beni, chi li goderà dopo la vostra morte? Pur troppo vi sarà chi manderà a male il vostro, e tripudierà alle vostre spalle, senza nemmeno fare un brindesi alla buona memoria del signor Pantalone.
Pantalone. Cara fia, disè ben. Gh’ho della roba, son solo; e fin che son solo, no gh’è bisogno che pensa nè a avanzar, nè a sparagnar. Ma no son gnancora tanto vecchio, che no possa sperar d’accompagnarme, e no gh’ho tante schinelle1 intorno, che no possa sperar d’aver fioi. In sto caso bisognerave andar con un poco de regola, con un poco d’economia.
Corallina. (Non vorrei che gli venisse in capo di prender moglie. Avrei finito allora di comandare e di metter da parte). (da sè)
Pantalone. (Corallina xe vedoa, la xe una donna de garbo, la me piase, ghe voggio ben; chi sa che un dì no me resolva de torla per muggier?) (da sè)
- ↑ Acciacchi: v. vol. II, p. 307 ecc.