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e l’ossequio. Ma povero de’ talenti, e scarsissimo d’ogni mezzo, altro non mi resta, per darle un segno del mio rispetto, che l’umile offerta di una miserabile operetta mia. Che se l’E. V. si degnerà accettarla, infinito onore raccoglierò io da sì picciola offerta, in quella guisa che suole da pochi grani raccogliere abbondante messe l’agricoltore. Piacciale sopra tutto non riguardare alla qualità dell’opera che Le presento, per non farmi maggiormente arrossire, intendendo io col mezzo di questa di offerirle tutto me stesso; ma poco si qualifica l’offerta mia anche per questo, poichè infelice son nato, e tale son condannato a vivere, ma lo sarò assai meno, se l’E. V. mi farà degno dell’alta sua protezione, e potrò vantare il glorioso titolo, con cui ossequiosamente mi sottoscrivo

Di V. E.




Umiliss. Devotiss. ed Obbligatiss. Serv.
Carlo Goldoni.