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76 | ATTO TERZO |
Madamigella. Partir da Venezia così repentinamente, parmi che sia un affronto al padrone di questa casa.
Rainmere. Ne ho ricevuti dei peggio. (va al burò per un sacchetto)
Madamigella. Avete parlato col signor Pancrazio?
Rainmere. Non l’ho veduto. (porta il sacchetto nel baule)
Madamigella. Vorrebbe la convenienza, che gli parlaste.
Rainmere. Andate nella vostra camera.
Madamigella. Ma signore...
Rainmere. Andate a far della vostra roba quello che qui si fa della mia. (torna al burò)
Madamigella. Mentre vi parlo, le robe mie si ripongono nei bauli. Rispetto gli ordini vostri.
Rainmere. Bene. (ripone un sacchetto nel baule)
Madamigella. Vorrei soltanto che vi compiaceste di lasciarmi dire due parole.
Rainmere. Parlate. (si ferma ad ascoltarla)
Madamigella. Bramerei sapere prima di tutto, per qual dispiacere volete allontanarvi da questa casa.
Rainmere. Mi hanno insultato.
Madamigella. Ma chi v’ha insultato? Il signor Pancrazio?
Rainmere. No, il suo figliuolo.
Madamigella. Qual colpa ha il padre nelle debolezze del figlio?
Rainmere. Tutti sono nella medesima casa. Non soffrirei altre ingiurie senza risentimento.
Madamigella. Finalmente il signor Giacinto è giovine, merita qualche compatimento.
Rainmere. Egli è un pazzo. (voltandosi a lei)
Madamigella. Le pazzie della gioventù si correggono.
Rainmere. Con tutta la vostra filosofia diverreste pazza peggio di lui, se io non vi provvedessi. (fa al burò)
Madamigella. Se amore si può dire pazzia, pochi saranno i savi, signor zio.
Rainmere. Non so compatirvi. (camminando con un sacchetto verso il baule)
Madamigella. Eppure voi mi dovreste compatir più di ogni altro.