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70 ATTO SECONDO


e le virtù si distinguono. Guardatevi in quello specchio che vi ho posto dinanzi agli occhi, e conoscerete voi stesso. Se un cristallo sincero vi assicura che siete amabile, un ragionamento veridico vi convinca che non siete degno d’amore. Poveri doni di natura in voi traditi da un ingratissimo abuso! Infelici le grazie del vostro volto, deturpate dal vostro costume! Misero quel padre che a voi diede la vita! Infelice colei che ingiustamente vi ama!1

Giacinto. Ah sì, mi riconosco pur troppo. Voi dite la verità, e ne arrossisco. Madamigella, voi m’obbligate... Voi m’intenerite... Son qui... Sono tutto vostro. Intendo qual è la sorella che m’ama.

Madamigella. Andate, che non so che fare di voi.2 (salza)

Giacinto. Sono indegno della vostra bontà?

Madamigella. Non avete studiato altro libro, che quello del mondo pessimo.

Giacinto. È vero, ma... son giovine, sono ancora in tempo di fare de’ nuovi studi.

Madamigella. Sareste voi disposto a prendere delle migliori lezioni?

Giacinto. Sì, cara; sotto una maestra così virtuosa3 imparerei in poco tempo.

Madamigella. Come sta il vostro cuore?

Giacinto. Il mio cuore è di una pasta così tenera, che si lascia regolare con somma facilità.

Madamigella. Vi annoiano i miei discorsi?

Giacinto. Anzi mi danno piacere.

Madamigella. Sedete.

  1. Segue nell’ed. Pap.: «Giac. E mia sorella vuol a me tanto bene? Mad. Sapete Voi chi è la sorella, che cotanto vi adora? Giac. Chi mai? Non è Beatrice? Mad. No; ella è la povera madamigella Rainmur. Giac. Ella? Mad. Sì, io; lo confesso con mio rossore. Giac. Madamigella, voi mi obbligate... Voi m’intenerite... Son qui... Sono tutto vostro. Mad. Andate ecc.».
  2. Segue nell’ed. Pap.: «Giac. Come! Questo è modo di burlare. Dite che mi volete bene, e poi mi scacciate? Mad. Quando dico d’amarvi, fo una giustizia al merito del vostro viso; quando da me vi scaccio, tratto come merita il vostro basso costume. Giac. Sono tanto cattivo? Mad. Non avete studiato ecc.».
  3. Pap. aggiunge: e così accorta.