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I MERCATANTI | 55 |
Giacinto. Ho comprato una partita di formaggio di Sinigaglia, e vi posso ricavare il trenta per cento di utile.
Rainmere. Bene.
Giacinto. Avrei necessità di dugento ducati; posso sperare che monsù1 me li presti?
Rainmere. Aspettate. (mette le mani in tasca)
Giacinto. (Finalmente è alloggiato in casa nostra, non mi dirà di no). (da sè)
Rainmere. Favorite: conoscete questo carattere? (gli mostra un foglio)
Giacinto. Signor siì; questa è una mia lettera di cambio per cento zecchini che m’avete prestati; avete timore che non ve li dia?
Rainmere. Quando avrete pagati questi, me ne chiederete degli altri. (rimette il foglio in tasca)
Giacinto. O che caro signor Olandese! (con disprezzo)
Rainmere. (Lo guarda bruscamente senza parlare.)
Giacinto. Quattro mesi ch’è in casa nostra, e non si può avere un servizio.
Rainmere. Vi pagherò l’incomodo di quattro mesi.
Giacinto. Ma casa nostra non è una locanda.
Rainmere. È vero; in una locanda si spende meno.
Giacinto. I cento zecchini ve li renderò.
Rainmere. Dovevate avermeli resi.
Giacinto. Son un galantuomo.
Rainmere. Vi è alcuno che non lo crede.
Giacinto. Chi è che non lo crede?
Rainmere. La piazza.
Giacinto. Mi maraviglio di voi.
Rainmere. Ed io niente di voi.
Giacinto. Che vorreste dire?
Rainmere. Perdonate.
Giacinto. Via, siamo amici; non voglio averlo per male. Siete più vecchio di me, potete esser mio padre. Vi amo e vi rispetto, ed ho per voi quella stima che meritate.
- ↑ Pap.: monsieur Rainmur.