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I MERCATANTI | 51 |
per avanzarmeli, che erano l’unica mia speranza, l’unico sostentamento della mia vecchiaia. Povero me! sono assassinato.1
Lelio. Ma perchè non andate a ritrovarlo sulla biscazza dove dite ch’egli è, e non gli levate il denaro?
Dottore. Se sapessi dov’è, non tarderei un momento. Ma non m’hanno voluto dir dove sia questo maladetto ridotto. Voi, se lo sapete, ditemelo per carità.
Lelio. Volentieri: ve lo dirò. Andate per questa strada, troverete un ponte, giù del ponte vi è una fondamenta2. In fondo della fondamenta troverete un’altra strada; a mezzo di essa voltatevi a mano dritta, e andate finchè trovate una piazzetta: in essa vedrete un sottoportico; passatelo, salite quel ponte, e dopo andate giù per la fondamenta.
Dottore. Piano, piano, che non mi ricordo più niente affatto.
Lelio. Vedete questa strada?...
Dottore. Come si chiama il biscacciere?
Lelio. Asdrubale Tagliaborse.
Dottore. Vado subito.
Lelio. (Va, va, che ti ho insegnato a dovere!) (da sè)
Dottore. Meschino me! Lo troverò questo Tagliaborse?
Lelio. Domandatene ad un tal Pancrazio Spaccatesta...
Dottore. Oh che nomi! oh che gente! Poveri i miei denari! Se non lo trovo, ci penserete voi. Signor Fabrizio Malmenati, ci penserete voi. (parte)
SCENA III.
Lelio, poi Giacinto.
Lelio. Ora che hai il mio nome ed il mio cognome, stai fresco. Manco male che ho sospettato il vero. Povero diavolo, mi fa compassione; ma neanche per questo gli renderei i cinquanta zecchini che ho avuti da Giacinto.