Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/562

546 ATTO TERZO

Corallina. È in una camera, che aspetta di sapere la vostra risoluzione.

Rosaura. Perchè mi avete separata da lui? Ci saremmo a quest’ora tra di noi accordati.

Corallina. Io ho pensato bene a separarvi per allora. Non sapevo dove andasse a finire il fracasso... mi preme la vostra riputazione. Sposatevi, e state insieme con lui, che il cielo vi benedica.

Rosaura. Non vorrei che mio padre...

Corallina. Vostro padre è un tiranno.

Rosaura. Se mi trova, mi uccide.

Corallina. Quando sarete sposa del signor Florindo, averà finito di comandare e di far bravate. Volete che io lo vada a chiamare?

Rosaura. Perchè qui in questa sala terrena?

Corallina. Venite in questa camera; lo farò venir qui.

Rosaura. Corallina, io tremo.

Corallina. Non tremerete, no, quando vi sarà il signor Florindo.

Rosaura. Ma io...

Corallina. Or ora vi pianto, e me ne vado.

Rosaura. No, per amor del cielo.

Corallina. Dunque prendete il lume, e andate lì.

Rosaura. Vado. Cielo, aiutami. (entra in una camera)

Corallina. Questa è dentro. Presto, al signor Florindo. Lo metto in un’altra camera, gli do ad intendere che averà con lui la signora Rosaura; e invece di lei, quivi sarò io. Se verrà Lelio, entrerà lì, e passerà per Florindo, ed io qui passerò per Rosaura. (accenna la porta dov'è Ottavio) E andando via... così di notte... domani quel ch’è stato è stato. No, non vi è altra maniera che questa, per vendicarmi. Bellissima cosa! Vendicarsi e godere, è la più bella cosa del mondo. (parte per la porta della scala)