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514 ATTO SECONDO

Ottavio. Ve l’ho promessa, quando non sapevo che eravate un...

Florindo. Via, dite, che son io?

Ottavio. Siete... siete...1 Non ve la voglio dare.

Florindo. Ditemi almeno il perchè.

Ottavio. Perchè voi, col pretesto di mia figliuola, venite in casa ad amoreggiare colla serva.

Rosaura. Come?

Beatrice. Può essere. Colei è capace...

Florindo. Non è vero; e per prova che non sia vero, e per autentica di quel ch’io dico, son qui pronto in questo momento a dar la mano a Rosaura. Se volessi bene alla serva, non direi di sposar la padrona.

Beatrice. La ragione è chiarissima.

Rosaura. Mi persuade.

Florindo. Che dice il signor Ottavio?

Ottavio. Potreste... che so io? No, non ve la voglio dare. (Ho promesso di darla a Lelio. Voglio mantenere la mia parola). (da sè)

Beatrice. Ma dite almeno il perchè non gliela volete dare.

Ottavio. Sono impuntato. La mia riputazione non vuole ch’io gliela dia.

Beatrice. Ed io dico, che se aveste riputazione, gliela dareste.

Ottavio. Perchè?

Beatrice. Voi coi vostri strilli, colle vostre collere spropositate...

Ottavio. Giuro al cielo!... (la minaccia)

Beatrice. Eh, non mi fate paura. Voi avrete sollevato il vicinato e la servitù, e tutti sapranno che avete messo mano alla spada, perchè avete trovata la figlia in camera con uno...

Ottavio. Sì, l’ammazzerò. (si vuol avventare)

Florindo. Col naso. (lo ferma)

Beatrice. Per causa vostra la riputazione è in pericolo, e l’unico mezzo per risarcirla, sapete qual è?

Ottavio. Quale, via! Sentiamo la dottoressa.

Beatrice. L’unico rimedio, quando per causa d’un giovane una

  1. L’ed. Pap. aggiunge: basta.