Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/524

508 ATTO SECONDO

Ottavio. Cara Corallina, io non vi strapazzo; compatitemi, avevo bisogno di voi.

Corallina. Da voi ricevo tutto; non l’avrei per male, seanche mi deste delle bastonate. Ma... che... gli altri... m’abbiano da... mal... trattare... oh questo... no... no... no. (singhiozzando)

Ottavio. Come! Chi ha avuto ardire di maltrattarvi? Chi vi ha perso il rispetto? Chi vi ha disgustato?

Corallina. La vostra signora figliuola.

Ottavio. Disgraziata! le romperò la testa. Ditemi, cara, che cosa è stato? Che cosa vi ha detto?

Corallina. Già, io mi pregiudico per far del bene. Ella si vuol rovinare; io le do de’ buoni consigli, ed in ricompensa mi strapazza come una bestia. Non ci starei più in questa casa, se credessi di farmi d’oro.

Ottavio. Corallina, volete abbandonarmi?

Corallina. O via lei, o via io.

Ottavio. Via lei. Lei anderà via. Voi resterete, e sarete voi la padrona.

Corallina. Vostra figlia non la caccerete sulla strada.

Ottavio. La manderò da sua cugina.

Corallina. La signora Beatrice non vorrà quest’impiccio; e poi le cose s’aggiustano: potrebbe tornar in casa; così non mi fido. O per sempre, o niente.

Ottavio. Ma come ho da fare?

Corallina. Maritatela subito col signor Lelio.

Ottavio. Lelio è una bestia; con lui non si può trattare. Non avete sentito?

Corallina. Caldo lui, caldo voi: insieme non converrete mai. Lasciate fare a me. Date a me la facoltà di concludere un tal matrimonio?

Ottavio. Sì, vi do tutta la mia autorità.

Corallina. E se la figliuola non lo volesse?

Ottavio. Se non lo volesse...

Corallina. Mi darete braccio per obbligarla?