Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/512

496 ATTO PRIMO

Ottavio. Ma ditelo, e spicciatevi. (coi denti stretti)

Florindo. Trattandosi veramente di una ricerca di matrimonio...

Ottavio. Matrimonio? Matrimonio? (alterato)

Florindo. Vi dirò...

Ottavio. Matrimonio?

Florindo. (Non faremo niente). (da sè)

Ottavio. (Che fosse innamorato di Corallina?) (da sè)

Florindo. Se mi lascerete finire...

Ottavio. Non voglio sentir altro; basta così: andate via.

Florindo. Non la volete voi maritare?

Ottavio. Signor no.

Florindo. Pazienza, perdonate l’incomodo.

Ottavio. E in questa casa non ci venite più.

Florindo. Non ci verrò più; ma con galantuomini non si tratta così.

Ottavio. Se foste un uomo onesto, non verreste a tentare le serve dei galantuomini.

Florindo. Le serve?

Ottavio. Sì, non lo sapete che Corallina è la mia cameriera?

Florindo. Signore, noi non c’intendiamo. Non vi domando la serva, vi domando la figlia.

Ottavio. La figlia?

Florindo. Sì, signore, chiedo la signora Rosaura.

Ottavio. Ella ha di dote seimila scudi.

Florindo. Benissimo.

Ottavio. La vorreste?

Florindo. Ve la domando.

Ottavio. Ve la darò.

Florindo. Voi mi recate una consolazione.

Ottavio. Ve la darò.

Florindo. Credetemi, signor Ottavio...

Ottavio. Non mi seccate altro, ve la darò. (parte)

Florindo. È il più stravgante uomo di questo mondo. Ve la darò, ve la darò, ma non dice ne come, ne quando. Non mi seccate, ve la darò. Vorrei sapere qualche cosa di più; ma se torno a parlargli, ho paura che vada in bestia: se vado dalla