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LA DONNA VENDICATIVA | 491 |
Rosaura. Cara Corallina, per amor del cielo, non lo dite a mio padre.
Corallina. Capperi! quando ha paura del signor padre, voleva passar il tempo assai bene!
Florindo. Sa ch’è un uomo rigoroso; per altro si parlava del gatto.
Corallina. Del gatto? Poverini! del gatto? L’avete chiamato il gatto? (Indegno, me la pagherai). (da sè)
Rosaura. Finalmente poi egli non ha moglie, ed io son da marito.
Corallina. Sì, è vero, io non lo nego, e non dico che non potesse seguire un tal matrimonio.
Rosaura. Sentite, signor Florindo?
Florindo. Sono cose lontane. (Colei è una galeotta, la conosco). (da sè)
Corallina. In verità, parlo sul serio. Se avete dell’inclinazione l’un per l’altro, ditelo a me, confidatevi, che io forse vi potrò giovare.
Florindo. Orsù, mutiamo discorso.
Rosaura. Signor Florindo, voi adesso mostrate essere più vergognoso di me. Giacchè Corallina ci ha scoperti, perchè non le confidiamo la verità?
Florindo. (Ahimè, cade). (da sè) Che cosa possiamo dire? Niente, frascherie. Corallina, quel che v’ho detto, voi lo sapete meglio di tutti, e non occorr’altro.
Corallina. Sentite. Io vi voglio parlare col cuore in mano. Voglio confidare a voi altri gl’interessi miei, sperando che mi confiderete anche i vostri.
Rosaura. Assicuratevi ch’io vi dico la verità.
Florindo. (È fatta, non v’è più rimedio). (da sè)
Corallina. Sappiate che poco fa il signor Ottavio, il mio signor padrone, ha avuto la bontà di dirmi che mi vorrebbe per moglie; io, fra le altre difficoltà, ho detto che ciò non conviene ne a lui, nè a me, se prima non dà marito alla signora Rosaura. Il buon galantuomo ha intesa la ragione per il suo diritto, e ha protestato di volervi subito maritare.