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la colpa di aver alle Donne appropriato lo spirito della vendetta1. Donne mie gentilissime, non son nemico del vostro sesso, se talora con lieve sferza lo pungo; far lo deggio, perchè la comica arte voi dalla critica non esime. Piacciavi però osservare, che gli uomini non istan meglio nelle mie scene, e che di lodi son prodigo con voi ancora, dove la ragione e l’opportunità lo permetta.2

  1. Il sonetto era opera di Pietro Chiari, e si legge infatti a pag. 202, t. I, delle Poesie e prose (Venezia, Pasinelli, 1761) dell’abate bresciano: «Finale d’una commedia intitolata - La serva vendicativa. A’ Poeti e a’ Pittor tutto è permesso. - Donne, al giudizio vostro io m’abbandono: - Col far vendicativo il nostro sesso, - Un’onta se gli fa per fargli un dono. - L’ire vendicatrici io spoglio adesso, - Dimentico qual fui, torno qual sono - Sì pronta a perdonar, che a quello stesso - Che odiosa mi fece, io qui perdono. - Per bocca sua parlando arsi di sdegno, - Parlando or qui per la mia bocca il core - L’arte di vendicarsi a tutti insegno. - Amate chi v’offende, e a mio rossore - Se mai v’offese il finto mio contegno, - L’ira in voi finta sia, vero l’amore».
  2. Aggiunge l’ed. Pasq.: Di tal protesta dovreste essere paghe e contente. Voi vivete felici.