Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
recita di tal Commedia, avrei potuto stamparla nel primo Tomo in Firenze; ma ho riserbato a farlo sin qui, per allontanarmi appunto da ogni taccia di supposto malanimo.
Io questo malanimo non l’ho mai avuto, e non l’ho certamente verso di lui. Prego Dio, benedette sieno le sue fatiche, le sue intraprese, e mi consolo di cuore, ch’egli nell’anno scorso abbia fatto del bene, e glielo auguro maggiore nell’avvenire. Godo che una compagnia da me prediletta per cinque anni, continui nel credito, nell’applauso di prima, e godo altresì, che chi per quella ha intrapreso di scrivere1, facendo a me l’onore di seguitare il novello metodo da me introdotto, fatichi di proposito con animo di migliorare. Troppo sarei ardito, prosontuoso e ignorante, se pretendessi esser solo, e peggio, se mi credessi di esserlo. Il Mondo è grande; molti sono i Teatri; numeroso è il popolo che vi concorre; evvi campo aperto per tutti, e tutti aver possono la loro parte di gloria. Basta a me il compatimento alle miserabili mie fatiche, senza togliere alle altrui il merito o la fortuna. Cosa buona sarebbe, e da desiderarsi, che più persone di proposito a faticar s’impiegassero per la riforma del Comico Teatro nostro: opera a cui nè due, nè tre, nè quattro penne bastanti sono, e bene impiegati sarebbero i ragionamenti e gl’impegni de’ partigiani, se tendessero questi ad animare, anzi che a deprimere gli scrittori, i quali sudano pel proprio onore, e per l’altrui onesto divertimento.
Ma tante parole ho spese su questi fogli, che la Commedia della Vendicativa precedono, e di essa nulla ho ancor ragionato.2
- ↑ Alludesi all’ab. Pietro Chiari.
- ↑ Qui soltanto comincia la prefazione nell’ed. Pasquali (t. XVI) di Venezia, omesso tutto quel che precede: Di questa mia Commedia mi persuado che contenti esser dovrebbero coloro che ad imitazione delle antiche vorrebbero le moderne Commedie, ritrovando in questa un Protagonista vizioso. Voglio però che si sappia, che io non son persuaso, e spero giustizia ancora dai più delicati, confessando esser vero che molto più grata si renda una Commedia, quando l’argomento di essa è appoggiato ad una virtù non tragica, non severa, come mi esprimo, ma che soffre il lepido, il piacevole, il comico, e che in suo confronto abbia il vizio in aspetto più ridicolo. - La vendetta è cosa odiosissima; valendomi di questo argomento, ho raddolcito il tetro di questo carattere col ridicolo di due collerici, il più violento, il più interessante de’ quali è ridotto a fremere per amore. Per ravvivar questa mia produzione resa tetra dall’argomento medesimo ecc.