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460 ATTO TERZO


stà quello che me l’ha introdotto, siè quello anca che lo fazza partir, se no volè véder un omo raccomandà da vu, andar via colla testa rotta. Via, lengua de vacca. (parte)

SCENA ULTIMA.

Ottavio e Brighella.

Ottavio. Sono stordito. Non so in qual mondo mi sia.

Brighella. Sior Ottavio, l’è finia. Bisogna tor suso el bastonzello, e andarsene via da Bologna. Per ultimo atto de carità, ve compagnerò mi fora della porta, acciò che chi avè offeso, no se vendica sora de vu, e siben che disè che son un avaro, ve darò anca qualche soldo, da viver tre o quattro dì.

Ottavio. Ma che ho fatto di male? Non ho rubato, non ho ingannato il prossimo, non ho calunniato, anzi ho sempre detta la verità.

Brighella. Sior Ottavio, ve l’ho sempre dito, e ve lo digo per l’ultima volta. Tutta la causa del vostro mal xe la vostra lengua imprudente.

Ottavio. È vero: lo conosco, lo confesso, e mi1 merito peggio. La natura mi ha dati doni bastanti per esser uomo di garbo. La fortuna mi ha assistito per far comparsa nel mondo. Ho avuti amici, ho avute protezioni ed aiuti; ma tutto ho perso per l’imprudente loquacità, la quale mi ha rovinato sempre con qualche miserabile Contrattempo.

Fine della Commedia.



  1. Zatta: ed io.