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444 | ATTO TERZO |
Brighella. El gh’ha quel natural cattivo de dir la barzelletta co la vien, senza pensarghe suso. Ma finalmente queste no le son cosse da far perder el merito a un uomo de quella sorte.
Beatrice. In casa mia vuol far troppo da padrone, comanda con troppa autorità, strapazza troppo la servitù.
Brighella. Questo succede perchè la servitù no fa stima de elo; finalmente l’è un omo civil; l’è abbattù dalle disgrazie, ma l’è nato ben. Le serve e i servitori gh’ha invidia, perchè i lo vede dalla padrona amà e ben accolto. I se tol della libertà; lu l’è delicato, e nol li pol sopportar.
Beatrice. Tutte le vostre scuse, tutte le vostre ragioni sono inutili.
Brighella. Donca l’ha rissolto de volerlo scazzar affatto?
Beatrice. No, non ho ancora risoluto di volerlo fare assolutamente. Egli ha un altro difensore più tenero, che in suo favore mi parla.
Brighella. Chi èlo, signora?
Beatrice. Il mio cuore, il quale lo ho amato, e l’ama ancora pur troppo.
Brighella. Co la ghe vol ben, tutto se aggiusterà.
Beatrice. L’amo, è vero, ma non intendo che l’amor mio abbia da superare tutte le altre mie convenienze.
Brighella. Che vol mo dir, signora?
Beatrice. Vuol dire, che non soffrirò ch’egli mi perda il rispetto, che non verrà in casa mia se non colla condizione di conoscere i suoi doveri, e che non vi durerà lungamente, s’egli in Bologna non avrà un impiego conveniente, sicuro e durabile.
Brighella. Tutte ste cosse la le vederà in effetto. Con ela el sarà umile e rispettoso, come se convien; in casa el starà con quella moderazion che se deve, e circa l’impiego, sior Pantalon m’ha assicurà, che senz’altro el lo averà quanto prima.
Beatrice. E il signor Lelio?
Brighella. Tutto è giustà.
Beatrice. Mi dispiace assaissimo l’inconveniente.
Brighella. Accidenti che nasce. Ma ghe digo de certo, che tutto è accomodà.