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422 | ATTO SECONDO |
Ottavio. Oh, si sa bene; non lo dico già per questo; sentirete. (a Lelio)
Beatrice. (Mi fa venire i rossori sul viso). (da sè)
Servitore. (Porta da bere a Lelio e ad Ottavio-)
Ottavio. Questo è vino vecchio.
Lelio. Sarà buono.
Ottavio. Sì, piace anche alla signora Beatrice. È di quello che mette forza,
Beatrice. Come?
Ottavio. Niente. (ridendo forte)
Lelio. Signor Ottavio, voi prendete troppo la mano colla signora Beatrice.
Ottavio. Io? Oh, la mia padroncina, e poi non più.
Beatrice. Meno spirito e più prudenza, signore.
Ottavio. Non posso essere che prudente, se sto con lei.
Beatrice. Perchè, padrone?
(recita il verso con caricatura)
Beatrice. Voi vi abusate della mia tolleranza. (s’alza)
Ottavio. Come? Perchè?
Beatrice. Siete un temerario. (parte)
SCENA IX.
Ottavio e Lelio.
Ottavio. Avete sentito? (a Lelio)
Lelio. In fatti, la pungete un po’ troppo.
Ottavio. Io scherzo. Lo fo per ridere.
Lelio. Questi scherzi sono troppo avanzati.
Ottavio. Voi le date la ragione per farmi dire.
Lelio. Le do la ragione, perchè la merita.
Ottavio. Eh via! Vi conosco; volete farmi taroccare.
Lelio. Alle donne conviene portar rispetto.
Ottavio. Niuno più di me rispetta e stima la signora Beatrice.