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420 | ATTO SECONDO |
SCENA VI.
Lelio ed i suddetti.
Lelio. Scusate, signora, se per cagione del signor Ottavio sono ad incomodarvi.
Beatrice. Spiacemi, che avrete un misero trattamento.
Ottavio. Via, senza cerimonie. Qua il cappello, la spada. In tavola. (prende la spada ed il cappello, lo ripone)
Lelio. (Grande autorità ha costui in questa casa). (da sè)
SCENA VII.
Il Servitore con la zuppa. Corallina colla posata, e detti.
Corallina. Quando comanda, è in tavola. (a Beatrice)
Beatrice. Favorite. (a Lelio)
Lelio. (Vuol prender l’ultimo posto.)
Ottavio. Qui, qui, presso la padrona di casa. (siedono)
Corallina. (Mi fa una rabbia colui, che lo scannerei). (da sè)
Ottavio. (Dando la zuppa) Avete saputo, signor Lelio, che io sono impiegato nel negozio Bisognosi?
Lelio. Me ne rallegro.
Ottavio. Io con quel vecchio ci starò volentieri. È una casa all’antica; egli ha più del pescatore, che del mercante: ma è buon uomo, di buon cuore.
Lelio. (Fa un bell’onore al suo principale). (da sè)
Beatrice. Via, signor Ottavio, mangiate, e non discorrete.
Lelio. Questa zuppa è preziosa.
Ottavio. Oibò, è insipida. In questa casa non si mangia mai una cosa saporita. O insipida, o salata.
Corallina. Ma vossignoria con tutto questo tira di lungo.
Ottavio. Oh, oh, la cameriera si risente. Non l’avete già fatta voi.
Corallina. Se non l’ho fatta io...
Beatrice. Zitto lì. Caro signor Ottavio, se non vi piace, lasciate stare, ma non disprezzate...