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410 ATTO PRIMO

Rosaura. Chi è il signore Ottavio?

Pantalone. Quello col qual avè parla fin adesso.

Rosaura. Oh, mi ha dette tante belle cose.

Pantalone. Circa mo?

Rosaura. Dalla signora zia non ci vado più.

Pantalone. No? Per cossa?

Rosaura. Perchè la signora zia non mi vorrà trovare lo sposo, e lui me lo troverà.

Pantalone. Sposo? Cossa xe sto sposo?

Rosaura. Ah, non lo sapete che cosa sia lo sposo? Ve lo dirò io, signore.

Pantalone. (Oh poveretto mi! Cossa alo fatto costù con sta povera putta?) (da sè)

Rosaura. Lo sposo è quello che mena agli spassi, ai festini...

Pantalone. Via, via, siora, no savè cossa che ve disè. Sior Ottavio ha dito cussì per rider, el v’ha burlà, perchè sè una sempia. Parecchieve subito, e andemo da vostra àmia.

Rosaura. Oh, non vi vado certo.

Pantalone. No? Mo perchè?

Rosaura. Perchè voglio lo sposo.

Pantalone. Senti, sa, se ti dirà più ste parole, te darò una man in telmuso.

Rosaura. (Getta via la bambola con rabbia.)

Pantalone. Cussì ti fa? Xelo questo el respetto che ti gh’ha per to pare? Xeli questi i boni documenti, che t’ha dà la to povera mare? No ti gh’ha paura che el cielo te castiga? Ah desgraziada! El to povero pare ti lo tratti cussì.

Rosaura. (Piange forte.)

Pantalone. Tiò su quella piavola.

Rosaura. (La prende.)

Pantalone. Bàseme la man.

Rosaura. (Obbedisce.)

Pantalone. Andè in te la vostra camera.

Rosaura. (Senza dir nulla cogli occhi bassi parte.)

Pantalone. Come! Sior Ottavio sta sorte de descorsi el fa con