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396 | ATTO PRIMO |
Ottavio. Mi perdonate? (a Beatrice)
Beatrice. Non parliamo altro. Avete dunque ottenuto l’impiego?
Ottavio. Vi dirò: Brighella mi ha introdotto dal signor Pantalone...
Beatrice. Sì, lo so, me lo ha detto Brighella istesso. Ma voi come vi compromettete di riuscire in un carico, di cui non avete i principi?
Ottavio. Eh, questi si acquistano presto. Basta ch’io vada tre o quattro volte al negozio, che dia un’occhiata ai libri, alle lettere, alla scrittura, m’impegno in quattro giorni di diventare maestro.
Corallina. (Temerità, presunzione). (da sè)
Beatrice. Prego il cielo che ciò segua. L’impiego è buono, e col tempo si farà migliore.
Ottavio. Ora sì ch’io spero non partir mai più di Bologna.
Beatrice. Caro signor Ottavio, sapete quel che vi ho detto.
Ottavio. Ecco il tempo di effettuare il nostro progetto...
Beatrice. (Zitto, non fate che Corallina vi senta). (piano)
Ottavio. Con un impiego di questa sorta posso sperare che voi...
Beatrice. (Zitto, vi dico). (come sopra)
Corallina. (Ho paura che lo voglia sposare; se ciò succede, vado via subito). (da sè)
Beatrice. Ma di questo impiego bisogna che bene vi assicuriate.
Ottavio. Son sicurissimo. Il signor Pantalone, in due volte che gli ho parlato, si è innamorato di me; e quante finezze non mi ha fatto la di lui figliuola! La signora Rosaura la conoscete?
Beatrice. Sì, la conosco.
Ottavio. Che bella ragazza! È un poco sempliciotta, ma è graziosissima. Ha un viso delicato, una maniera dolce; in verità mi ha sorpreso.
Beatrice. (Temerario! in faccia mia?) (da sè)
Corallina. (Oh che asino!)
Ottavio. Signora, non credo già che lo abbiate per male, ch’io