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puisse étre distingué; d’où il s’ensuii que la Maçonnerie est le Centre de l’Union, et le moyen de concilier une sincère Amitiè parmi des personnes, qui n’auroient jamais pù sans cela se rendre familières entre elles» (Neri, op. cit., p. 72).
Al tema, suggerito al Goldoni forse da amici o da fratelli, dovette accingersi di buon grado anche l’artista, perchè «la gente che fantasticava in mille guise sul mistero di quelle congreghe» (Masi, Recens. ai volumi del Neri e dell’Aloi. La Cultura. 15 febbr. 1884, p. III) forniva al suo genio comico una bella e buona commedia.
Del lavoro del Grisellini, composto nel 1752 con identiche mire, ebbe il Goldoni notizia prima che si stampasse e se ne giovò per il suo? Muovono tutti e due (il primo senza l’allegoria) dalla curiosità muliebre che s’esercitava impronta ed acre intorno al segreto massonico. Vedi in giuoco nell’uno e nell’altro bizze amorose e astuzie di servette; si scambiano e si rubano chiavi; con l’aiuto volontario o inconscio d’un servo le femmine riescono a penetrare ne’ recessi vietati... Rapporti di somiglianza manifesti e per avventura non accidentali. Ma il lavoro del Grisellini, puro mezzo di propaganda, architettato intorno ad una goffa azione, faticosamente sostenuta, è un’assai umile opera d’arte. Le D. c., invece, anche senza l’interesse sociologico o politico, restano oggi ancora una commedia arguta e vivace. Tra i capolavori no, (Cuman, La riforma d. Tea. com. it. e C. G., Ateneo ven. 1900. genn. febbr., p. 95), ma «allegra e piena di movimento» (Galanti, op. cit., 226), «un graziosissimo scherzo» (Beneducci, Scampoli critici, Oneglia, 1906, p. 151). Vi scorge Domenico Oliva «particolari mirabili: c’è il tipo di Ottavio, del filosofo stoico, che basterebbe alle gloria d’un poeta drammatico: c’è quella scena in cui Corallina rovescia il caffè sulla velada d’Ottavio ch’è fra i motivi più schiettamente comici che possa vantare il teatro» (Giorn. d’It., 1907, 13 genn.). Così chi loda. Ma «commedia piuttosto povera, non ostante la vivezza delle scene della strada al secondo atto» la giudica l’anonimo censore (G. Piazza?) del Piccolo (art. cit.); «uno scherzo intorno ai framassoni discretamente comico, però sempre ben mediocre» si legge nel Teatralkalender di Vienna dell’anno 1772 (rec. del 15 giugno 1771). E voci decisamente ostili elevano il Jacobs, mettendo la commedia tra i lavori che invece di far ridere, fanno sbadigliare, perchè ricercato o triviale lo spirito comico (Charakrtere d. vornehmsten Dichter ecc., Leipzig, 1793, vol. II, p. I, pp. 65, 66); il Rabamy che la ritiene «insignificante» e concede solo l’interesse storico (op. cit., p. 347). La qualità che il Goldoni possedette sovrana di presentare nello stesso lavoro con sempre nuove sfumature lo stesso carattere, mostrerà meglio ancora ne’ Rusteghi, ma c’è chi l’ammira già nel brioso quartetto delle curiose (Beneducci, op. cit., p. 151; Uber die Leipziger Bühne, Dresden, 1770, p. 124; Schmidbauer, op. cit., p. 126). Non il Jacobs (artic. cit.) che vi trova solo monotona ripetizione della stessa figura. Neppure, sembra, il Masi, il quale da parte sua loda «i contrasti delle indoli dei quattro uomini», alle prese col tormento della curiosità femminile (Scelta cit., vol. I, p. 460). Al Brognoligo il modo onde l’a. disegna queste donne curiose pare una nuova conferma dello spirito antifemminile del teatro goldoniano (Nel Tea. di C. G., Nap., 1907, p. 24). Questa volta, è giusto, le simpatie vanno tutte agli uo-